Primi approcci con il mondo dell'equitazione




Postura in sella

l giusto assetto del cavaliere sulla sella è il requisito base per cavalcare efficacemente ed in sintonia con il cavallo.
La corretta posizione in sella in ogni frangente certo non si impara in poche lezioni, ma vale la pena dedicarvi il tempo necessario, in quanto una posizione sbagliata sulla sella compromette l’equilibrio ideale di tutto l’insieme cavallo-cavaliere.
Assetto all’Inglese
La monta all’inglese è sicuramente lo stile più diffuso e praticato in equitazione.
L’assetto per la monta all’inglese prevede un cavaliere che mantenga una postura ben dritta sulla sella, in modo che una linea retta verticale immaginaria possa passare per orecchio, spalla, anca, e tallone del cavaliere.

La postura corretta per la monta all’inglese richiede anche:
Testa dritta e sguardo in avanti.
Schiena verticale, ma nel modo più naturale possibile, cioè senza irrigidimenti eccessivi.
Peso ben centrato tra parte destra e sinistra del corpo.
Spalle allineate e rilassate, non irrigidite.
Gomiti vicini al corpo, ma non a contatto con esso.
Ginocchia rivolte in avanti, e non all’infuori.
Parte più larga del piede che poggia sulla staffa.
Punta del piede rivolta in avanti, col tallone leggermente all’interno.
Mantenere la corretta postura in sella per tutto il tempo della lezione spesso risulta ai nuovi cavalieri difficoltoso.
I cavalieri più giovani possono faticare poiché non hanno la muscolatura del tutto sviluppata, mentre i cavalieri già maturi incontrano altre difficoltà.
La difficoltà più frequente sono le posture errate che si tengono durante tutta la giornata, magari davanti al computer.
E’ evidente come stando tutto il giorno curvi su una scrivania è abbastanza difficile d’incanto trasformarsi e mantenere una postura perfettamente verticale per tutta la cavalcata.
E’ da dire però che ci si deve in tutti i modi sforzare per mantenere il più possibile la postura corretta
Con un buon allenamento e col tempo diventerà sempre più facile.
Ciò permette di cavalcare meglio, di gravare meno sul cavallo, ed anche di accusare un minor affaticamento muscolare.
Un valido aiuto può essere farci scattare delle fotografie mentre siamo in sella, magari sia ad inizio lezione che nelle fasi finali
In questo modo saremo in grado di valutare oggettivamente la correttezza della nostra postura e gli errori che commettiamo via via che ci rilassiamo.

Il lavoro a terra

Il lavoro da terra – detto anche “lavoro alla corda” – viene effettuato guidando il cavallo con una corda della lunghezza di circa 10 metri.
Solitamente la corda utilizzata è di nylon – o di altri materiali sintetici –, anche se c’è chi preferisce utilizzare corde in cotone o in cuoio poiché è più difficile che taglino e ustionino le mani del cavaliere in caso di improvvisi strattoni del cavallo.

Il lavoro da terra è fondamentale in equitazione per diverse ragioni:
Permette effettuare una buona fase di riscaldamento del cavallo. Un cavallo chiuso in un box per molto tempo ha bisogno di muoversi e sciogliersi prima di essere montato.
Aumenta la sintonia e la fiducia tra cavallo e cavaliere.
Migliora l’ubbidienza ai comandi. Se il lavoro è svolto con accuratezza il cavallo imparerà a reagire ai soli comandi vocali, ed ai soli aiuti di mano.
Contribuisce a migliorare la muscolatura del cavallo, in particolar modo del dorso, ed a rendere pronto il cavallo per sostenere il peso del cavaliere.
Migliora forma e scioltezza nel cavallo.
Permette al cavaliere di osservare il cavallo da terra. Solo attraverso il lavoro alla corda ci si può infatti accorgere di andature anomale e di determinati problemi di salute del cavallo.

Click here for more graphics and gifs! Come Tenere la Corda

Quando si gira “a mano destra” – cioè quando noi siamo alla destra del cavallo – la corda va tenuta con la mano destra
Quando si gira “a mano sinistra”, invece, la corda dovrà essere tenuta nella mano sinistra.
Una cosa importante è che la corda – quando si lavora su distanze più brevi della lunghezza massima – non va mai arrotolata.
La corda deve essere piegata, così in caso di fuga del cavallo la nostra mano non rischia di rimanere bloccata.

La Frusta

Nella mano che non tiene la corda si utilizza quasi sempre un frustone – una frusta a manico lungo –, che va tenuto sempre basso
L’utilizzo della frusta è limitato: vi si ricorre solo per ovviare a cali d’attenzione da parte dell’animale e per stimolarlo.
Solitamente basta schioccarla in aria per vedere come il cavallo capisca subito come da lui ci si aspetti maggiore reattività.

La Nostra Posizione

Durante il lavoro a terra non dovremo mai dimenticare come noi ed il nostro corpo siamo parte integrante dell’allenamento.
Il cavallo è infatti influenzato dalla nostra posizione rispetto a lui e dai nostri movimenti.
Quando il cavallo descrive un circolo dovremo rimanere fissi al centro del cerchio, ed al contempo dovremo ruotare su noi stessi in modo da essere sempre perfettamente rivolti verso la sella.
Come Effettuare gli Esercizi a Terra
Il circolo è l’esercizio base nel lavoro a terra.
Il cavallo deve alternare periodicamente la direzione di marcia, in modo da lavorare uniformemente su entrambi i lati.
Per riscaldare il cavallo e per allenarlo a flettere in maniera ottimale il suo corpo potremo via via restringere il raggio del circolo che sta descrivendo, accorciando la corda.
Alterneremo quindi circoli di dimensioni maggiori a circoli leggermente più stretti, mantenendo sempre fissa la nostra posizione.
Un’ulteriore fase del lavoro a terra consiste nell’alternare le andature.
Si alternerà quindi il passo al trotto, cercando di far rispondere il cavallo ai soli comandi vocali.

Tipi di monta

La monta naturale

L’equitazione delle origini era destinata esclusivamente alle operazioni militari e al divertimento dei più ricchi.

Il suo aspetto maggiormente stimolante, visto che veniva praticata in campagna, era costituito dalla presenza di ostacoli naturali, il cui superamento contribuiva ad accrescere il valore economico dei vari esemplari.Fra gli aspetti che rendono molto distanti fra loro i concorsi ippici attuali da quelli dell’epoca pioneristica vi sono sicuramente le diverse modalità di monta che, in rispetto dei precetti dell’equitazione di scuola, prevedevano che il cavaliere, a gambe distese, non si curasse minimamente di alleggerire il carico sulle reni del cavallo, letteralmente scaraventato contro gli ostacoli a forza di speronate e utilizzando morsi rigidissimi.
In età moderna la grande novità introdotta da questa teoria riguarda la maggiore libertà concessa al cavallo, con il cavaliere pronto ad assecondarne il più possibile i movimenti.
Le performance di salto del cavallo ne risultano nettamente migliorate. Ora è il cavaliere ad assecondare quelli che sono i naturali movimenti del cavallo, non viceversa.

La monta sportiva

Le corse vere e proprie, che necessitano di un’apposita preparazione fisica per i cavalli, nascono nei paesi anglosassoni agli inizi del XVII secolo, grazie alla passione di re Giacomo I, esperto selezionatore di esemplari agili e veloci dall’Oriente.
La passione per le corse crebbe con il successore di Giacomo I, Carlo I, al quale si deve la costruzione di ippodromi a Stamford e ad Hyde Park.
Dopo un periodo di vuoto coincidente con il regime di Cromwell, in cui tutte le gare ippiche vennero bandite, Carlo II nel 1660 stabilisce precise regole per le corse, cui partecipò personalmente riportando, tra l’altro, diversi successi, e inaugura l’importazione di esemplari che daranno origine ai purosangue.
Sotto l’aspetto equestre, il regno successivo di Guglielmo d’Orange viene ricordato per la stesura del registro in cui vengono schedati i purosangue, che hanno come primo progenitore lo stallone Byerley Turk.

La monta americana (western)

Adoperata dal cow-boy, il mitico mandriano che svolgeva gran parte del proprio lavoro in sella al Quarter Horse, il tipico cavallo americano, la monta western è solo uno dei sistemi di monta adottati nell’ambito lavorativo.
Quella del mandriano era una vita durissima, con una giornata tipo che prevedeva circa 16 ore trascorse in sella.
Il cow-boy si spostava spessissimo fra i vari ranch, alla ricerca di un ingaggio migliore, portando con sé la propria attrezzatura e, ovviamente, il proprio cavallo.

La sella specifica per la monta western è il risultato dell’assemblaggio di diverse componenti, tra le quali spicca il cosiddetto fusto, nel quale convergono tutte le parti rigide.
Fondamentale nelle operazioni di cattura del bestiame con il lazo è il pomolo, detto anche corno: una funzione che gli richiede caratteristiche di estrema robustezza.

I tipi di lazo sono essenzialmente due e si differenziano in base all’ambiente in cui vengono utilizzati, incidendo anche sulla forma del pomello stesso: negli sterminati spazi con scarsa vegetazione, tipici del West, il lazo è lungo più di 20 mt e prende il nome di daily roper; in Texas, invece, ad essere preferito è l’hard-and-fast-tie-roper, un lazo più corto – lungo al massimo 12 mt – che si adatta facilmente ad ambienti cespugliosi.

Il pomolo è alloggiato sull’arcione, o forck, di differenti forme a seconda del lavoro eseguito, della conformazione fisica del cow-boy e delle dimensioni del cavallo.
Anche le sbarre, cioè le due parti lunghe del fusto, devono tener conto della forma del dorso del cavallo, un’indicazione utilissima in caso di acquisto di una nuova sella.

Alle sbarre si legano poi gli staffili, cinghie che alloggiano alle proprie estremità le staffe.

La parte posteriore della sella, che prende il nome di cantle, è invece differente a seconda della mansione svolta.

È utile comunque sapere che la sella è solitamente costruita in legno, anche se recentemente lo si sostituisce con materiali plastici e con la fibra di vetro, che assicurano una leggerezza maggiore, quindi rivestita in cuoio o, nelle versioni più economiche, in tela.

Al centro della sella è posto il seggio, detto anche seat, la seduta vera e propria, che può presentarsi inclinata all’indietro – back ward slant seat –, piatta – filant seat –, o semicircolare – center seat –, ma che dovrà soprattutto risultare comoda per chi la utilizza.
La sella è infine completata dai quartieri – posti sotto le sbarre del fusto, in vello ovino –, il fender – striscia di cuoio che evita lo sfregamento della gamba del cavaliere sulla pelle del cavallo –, le staffe – dette stirrups, in legno rivestito di cuoio –, il sottopancia e il pettorale – che fissano saldamente la sella al dorso –.

Altre monte da lavoro

Oltre al cow-boy, nel mondo esistono altre figure tradizionali di mandriani.

A seconda delle diverse caratteristiche dell'ambiente e delle specifiche attività svolte si sono sviluppati diversi stili di monta, che implicano diversi modi di stare a cavallo e rapportarsi con esso.

Il Charro
In Messico c’è il charro, nome con il quale vengono indicati sia il cavaliere che il cavallo tipico, discendente diretto del cavallo Andaluso e Berbero spagnoli.

I charro sono riconosciuti per la loro esuberanza e spericolatezza, oltre che per l’uso di metodi alquanto severi adottati nei confronti del bestiame.

Le caratteristiche peculiari del cavallo Charro risiedono a livello fisico nella taglia sostanzialmente ridotta – altezza massima 1,45 mt –, nella testa leggera ed espressiva, negli arti sottili ma robusti.

Dal punto di vista psicologico, i charro sono esemplari molto mansueti e affidabili.

Il Gaucho
La Pampa argentina è il regno del gaucho, il mandriano argentino cultore di una esistenza solitaria e caratterizzata da grande libertà.

Per gli attrezzi, scarseggiando materiali quali legno, metalli e pietre, i gaucho si ingegnano per superare le difficoltà e gli imprevisti quotidiani.

La sella, costituita da una serie di coperte sovrapposte, fino ad un massimo di sei, è priva di arcione, il che implica una grandissima capacità di equilibrio da parte del cavaliere.


Monta Camarguese
Nel sud della Francia, nella regione denominata Camargue, si è rapidamente diffusa la figura del guardian, il mandriano a cavallo impegnato nell’allevamento di tori e cavalli.

Si tratta di una zona in passato paludosa e ricca di acquitrini, un ambiente che ha sviluppato le doti di resistenza del pony camarguese.

Caratterizzati dall’uso nel lavoro di una picca a tre punte, i guardian camarguesi adottano una sella comoda, con seggio piatto e staffe molto lunghe.

Monta Maremmana
Altra regione paludosa è la Maremma, compresa tra Lazio e Toscana, la zona nella quale conduce la propria vita il buttero, che cavalca il maremmano, un cavallo robusto, che si adatta ai suoli impervi, di carattere ombroso come il proprio cavaliere.

La bardella, caratteristica sella maremmana, è costituita da un seggio largo e comodo, che difficilmente permette a colui che monta di essere disarcionato.

Altra sella tipica maremmana è la scafarda, completamente smontabile.


Doma alla Vaquera
Il pascolo dei tori lasciati allo stato brado, con tutti i pericoli che ne conseguono, hanno costituito nel corso dei secoli un’ottima palestra per l’allevamento dei cavalli spagnoli domati alla vaquera, che devono possedere grande fluidità nel galoppo e facilità nei cambi di direzione repentini.

E' chiaro infatti come una cosa sia guidare pecore ed agnelli, mentre un'altra cosa sia guidare tori al pascolo.


I Csicho 
Discendenti dei cavalieri barbari e dei popoli delle steppe dell’est Europa, gli csicho ungheresi sono conosciuti per la loro estrema temerarietà a cavallo e per il fatto di cavalcare a pelo, senza sella.


Gli Yakaroo
Abitante degli sterminati e disabitati spazi dell’Australia, i mandriani di questo Paese, detti yakaroo, utilizzano una sella ultraleggera, che consente estrema libertà di movimento.

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